ATARAXIA
Sueños
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Part I
'Ego Promitto Domino' : medioevo prossimo venturo
(canzoni delle crociate, d'addio e di baldoria)
"Parti de mal"
(traditional 'chanson de croisade'
dated 1189). Durante il tour estivo 1999 è nata
questa chanson, un tributo all'ideale cavalleresco che ci
unisce. Il brano è tradizionale ma completamente reinventato.
Solo uno di noi lo conosceva per gli altri è stata
una nascita. Ci trovavamo a Mainz in una cantina molto suggestiva
ed abbiamo eseguito questa aria che è divenuta una
sorta di suggello della snostra missione.
"Saderaladon"
(traditional French 'ministrel
song'). Questa è la seconda canzone nata quel
pomeriggio a Mainz ed eseguita dal vivo per la prima volta
il giorno successivo ad Heidelberg. Questo brano ci da molta
energia e voglia di vivere, è un toccasana, non sappiamo
spiegare perché ogni volta che la eseguiamo ci ritroviamo
raggianti. Brano tradizionale completamente rielaborato e
rivisitato. Un inno.
"Belle Jolande"
(music by ATARAXIA, lyrics extracted
from 'Chanson de toile' anonym of the XIIth century, langue
d'oïl). Dopo un doloroso periodo di tensione ed
eventi negativi ci siamo ritrovati nei campi verdi e fioriti
di giallo ad intonare canti dell'età media in una primavera
divenuta estate precoce. A nostro avviso uno dei brani medievali
più belli della nostra intensa storia musicale. Rimarra'
impresso nella mia mente a lungo, suonato ai piedi di quel
pendio tra i filari di vigna ed i gatti curiosi che assistevano
alla creazione.
"Il bagatto"
(French Renaissance ballad,
lyrics by Vittorio Vandelli). Canzone rinascimentale
francese eseguita e rielaborata da numerosi formazioni di
genere. Questa nostra versione reiventata, reinterpretata
e trasportata con naturalezza nell'Italia dei comuni durante
l'Umanesimo è un tributo alla nostra ricca tradizione.
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Part II
'L'Âme d'Eau' : correnti sottomarine dell'anima
(note d'acqua, di nostalgia e silenzio)
"Mon Âme Sorcière".
Un valzer di ispirazione francese fatto di fisarmonica, clarinetto
e grigio di pozzanghera che si colora e trascolora velocemente.
Il brano che avrei sempre voluto cantare perché è
come una parte di me, possiede un'anima strega fatta di coriandoli
ed occhi che cadono nei pozzi e di pozioni di vita con cui
mi avveleno. Questo motivo è forte e solitario, fatto
di quella solitudine che non pesa ma ci fa ritrovare il nostro
spirito pazzo e coraggioso. Ripenso a "La Malédiction
d'Ondine" e sento che questa canzone è figlia
di 'June', è 'June' come avrei sempre voluto farla.
"Eleven". Attraversando
il mare Mediterraneo sul ponte di un traghetto per raggiungere
la Grecia..............
"Mnemosine".
Brano assai triste ed elegiaco. Fa parte di quelle composizioni
belle e struggenti di Vittorio che hanno ancora il potere
di sorprendermi. E' uno di quei motivi che quando è
scritto diviene immediatamente di tutti poiché tutti
lo abbiamo fatto nostro e lo viviamo e riscriviamo con la
nostra sofferenza. E' di nuovo musica legata ad una fanciulla
e all'acqua o forse ai cerchi d'acqua che nascondono la fanciulla
che si dibatte in tanto silenzio ed in tanto estendersi di
superfici d'esperienza che separano ciò che era unito.
"I love every waving
thing". Non riusciamo a frenare l'impulso di parlare
dell'acqua attraverso la musica. Questo brano etereo, avvolgente,
denso di spirali è fatto delle parole di Pessoa e delle
acque grigio intenso dell'oceano Atlantico quando su una scogliera
ventosa della costa lusitana ci si ferma e si desidera intensamente
essere portati via, sparire nella spuma, chiudere il cerchio.
Un brano di acqua e di infanzia triste che non si è
mai conclusa. "Ho trascorso il volo dei miei giorni spiando
il mare, ci sono onde nella mia anima.
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Part
III
'Sandy Dunes' : l'Oriente ed il Mediterraneo
(arie solenni, marce e flamenco)
"Encrucijada" (part
I / part II). Brano drammatico, misterioso, sanguigno
e al contempo riarso come la terra. Un rituale di amore e
morte che dopo un incessante tensione emotiva diviene cruento
e poi si estingue. Questo motivo rappresenta un universo ispanico
così come lo abbiamo percepito ed elaborato nel tempo.
Passione e sangue : un flamenco gotico.
"Funeral in Datça".
Alcune estati fa ci trovavamo in una piccola penisola nel
sud-ovest della Turchia ed abbiamo deciso di far visita ad
un antico insediamento greco. Durante il percorso lungo una
strada sterrata e polverosa abbiamo percepito dei lamenti
e visto una lunga fila di persone spostarsi con moto ondulatorio.
Era un funerale musulmano modesto e dignitoso, la cosa che
più ci colpi' fu quella bara dalle dimensioni inusuali,
di un colore caldo, un marrone chiaro con sopra un tappeto
variopinto. I miei occhi ancora vagano con quella bara ondeggiante
che viaggiava veloce sulle mani della gente che se la passava.
Il piccolo involucro veleggiava leggero e lucente tra la terra
ed il cielo lungo lo snodarsi della folla. Ricordo anche le
lunghissime trecce delle donne, giovani ed anziane, trecce
rosse, corvine, ramate, vivide come i fili del tappeto sulla
piccola bara volante. Ho sentito che prima o poi avrei dovuto
scrivere di questo ricordo ed è nato il testo, poi
la musica, una marcia con un coro grave e poi un elevarsi
verso l'aria tersa.
"The corals of Áqaba". La
prima volta che ascoltai questa canzone nata per chitarra
classica pensai immediatamente al periodo primaverile che
precede la Pasqua ed all'infanzia che ho trascorso selvatica
e veloce nelle montagne Emiliane. Il suono cristallino era
quello del fiume, delle campane in lontananza, del frusciare
dell'erba in cui correvo indomita, di quell'essenza pura,
combattiva e coraggiosa che era in me nell'infanzia. Ho associato
tutto questo alle mille rifrazioni dei coralli nel golfo di
Aqaba. "I miei passi mi portano lontano, in luoghi che
ho visitato nel barbaglio del sonno o durante le lunghe veglie
estive quando mi facevo erbosa distesa ascoltando il suono
del flauto sul greto del fiume."
"Nemrut Dagi". Una marcia
potente e cadenzata cantata con voce virile eppur aggraziata,
un inno ai potenti del mondo che sono scomparsi lasciando
traccia di sé attraverso mausolei e monumenti che la
storia ha eroso e consumato. Nemrut Dagi (il monte Nemrut
in Anatolia) è il luogo dove si trova il maestoso mausoleo
all'aria aperta di Antioco I, statue immense di animali simbolici
ed il suo volto in pietra si ergono sull'altopiano e si consumano
nei secoli bruciati dal sole e sferzati dalle nevi e dai venti
d'inverno. Un luogo dell'immaginario che fa parte del nostro
viaggio e che Giovanni ha saputo abilmente dipingere.
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