ATARAXIA + CIRCUZ KUMP in PARIS SPLEEN @ Teatro Dadà – Castelfranco Emilia (Modena), 01/12/07

Report by Gilly Sephira & Pics by Drex

Gli Ataraxia e la compagnia teatrale Circuz Kump danno il benvenuto à l'Enfer trasformando il Teatro Dadà di Castelfranco Emilia in una Parigi datata XIX secolo, il tutto organizzato dall'associazione La Rose Noire , di cui ricordiamo anche i ricchi eventi proposti negli scorsi mesi.

Questa performance ha avuto quella profondità caratteristica della fusione fra musica e aspetto teatrale, in una location perfetta per lo sviluppo di questo genere di idee interpretative e musicali.

Sono i versi di Baudelaire che escono dalla bocca dell'eccentrica Madame Bisturi (Francesca Vicoli), dagli strumenti degli ottimi Vittorio Vandelli, Giovanni Pagliari, Riccardo Spaggiari e Paul Patchy (Livio Bedeschi) e dalle espressioni di viso e corpo di donne baffute, saltimbanchi, cartomanti, creatrici di pozioni e unguenti, buffoni, lanciatori di coltelli, artisti, vagabondi…

‘800 parigino sinonimo di coscienza della crisi del mondo e dei suoi valori, di decadenza di tutto ciò che era stato fino a quel momento, l'arrivo a quel famigerato burrone che si credeva esistesse alla fine dell'orizzonte.

Viene trasmessa solo l'insensatezza del tutto e l'attaccamento a ciò che di più oscuro giace nella psiche umana, in grado di condurre alla follia.

Persone che come cani se ne vanno in giro per gli affari loro, si incontrano e si separano in ogni dove, tra la folla e anche nelle intemperie atmosferiche ( où vont les chiens … à travers la neige … sous la pluie mordante ); relitti della società, perdenti, miserabili che vengono esaltati e che trovano paradiso in alcool e droghe, nelle forme del sogno ( toujours des rêves, ma dose d'opium naturelle ) e delle nuvole; saltimbanchi decrepiti e vagabondi che creano musica e la portano in giro nei loro pacchetti poiché non hanno una casa…

I “maledetti”.

Parigi capitale infernale e mondo inferno ( Je t'aime, o capital infâme! ).

Regno di inettitudine e vuoto.

Mondo prigione, disagio, angoscia e sofferenza verso la Natura; l'unico modo per salvarsi è l'evasione, scappare, lontano, N'import où .

Umore tinto di nero di seppia cancerogeno che si riflette nelle note di una fisarmonica arrugginita e nelle risate truccate che poco hanno di gioioso e anche la luce del sole diventa oscura.

Ciò che conta sono le percezioni e le sensazioni, sono finite le ere della ragione e del sentimento.

Euforia di depressione, un blocco interiore che si sfoga con arte allucinatoria nei costumi, nelle luci; turbinii di musica dai toni superficialmente allegri, ma estremamente inquietante, che riesce a malapena a stare dietro al movimento di questa Parigi ricreata e al flusso di parole di una voce dal timbro particolare, molto profondo nei passaggi più gravi.

Tutto si insegue senza logica, totale libero arbitrio, abbandono della tecnica, della punteggiatura, della metrica, di tutto. Un teatrino che a stento si muove sulle ruote del vecchio calesse, poiché l'asino ha perso la propria testa e la direzione è nel nulla.

Viene fornita al pubblico una serie infinita di immagini, uno spettacolo in movimento dal tono grottesco, tutto da collegare tra simbolismo ed analogia, anche se apparentemente la cosa può risultare faticosa.

Il paese si desertifica, mentre tutti muoiono, il sipario si apre e si chiude due volte, dopodiché vengono suonate nuove note più dolci, una ripresa di controllo e di posizione, anche se le immagini continuano a circolare nella stanza del teatro come le lanterne che tanto piacevano ai bambini quando ancora erano liberi e spontanei.

... Tout est néant ...

... Enivrez-vous pour n'être pas esclaves martyrisés du temps ...

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"... ed il sipario si riaprì, tagliato in due come da una lama.. riapparve il pirata... un annuncio.."

"..... voglio salutare un amico.." disse ".. dj harlock.. se ne è andato.. ciao davide..."

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