Ataraxia
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Quale modo migliore di vivere la vigilia del proprio compleanno se non assistendo ad un concerto degli Ataraxia? Nessuno, ed infatti il vostro redattore era al Siddharta pratese, in prima fila, pronto a ritrovare l’ensemble nostrano, il cui ultimo concerto visto risaliva a 2 anni or sono. Con grande serietà e rigore Nicoli, Vandelli, Pagliari e Spaggiari iniziano la loro performance nonostante i locali del club mostrino vistosi spazi vuoti. 5 secondi di numero e tutti i presenti sono proiettati nel mondo degli Ataraxia, fatto di paesaggi agresti, antichi miti ellenici, suggestioni medievali, liriche romanze, incanto letterario. La forza evocativa di questi incredibili musicisti è sbalorditiva, Francesca Nicoli è una narratrice impareggiabile, l’esecuzione strumentale dei suoi compagni di viaggio eccelsa. Nessuno riesce a distogliere lo sguardo da ciò che si materializza sul palco al canto, ora ieratico, ora vivo e ardente, della bravissima Francesca. Ogni pezzo rappresenta un momento unico ed irripetibile, un’occasione di altro mondo, fatto di consapevolezza onnisciente ed universale, di potenza e pietà, di tumulto, affanno, esaltazione e riposo.
La prima ora scivola via in un batter d’occhio e, nel momento in
cui rivolgo nuovamente l’attenzione al pubblico presente, mi accorgo
che i biglietti staccati si sono moltiplicati enormemente. Gli Ataraxia
si prendono qualche minuto di pausa ma promettono che torneranno con una
seconda parte di spettacolo totalmente diversa dal repertorio classico
messo in scena fino a quel momento. E così è; quando dopo
pochissimo il sipario scopre nuovamente il palco, un buffo individuo si
presenta gaudente al pubblico. E’ il momento della rappresentazione
di “Paris Spleen”, il mondo baudelaireiano immaginato dagli
Ataraxia in chiave circense-grotesque-Belle Époque. Il clown accoglie
gli astanti e lo spettacolo del circo dell’assurdo ha inizio. Uno
dopo l’altro i musicisti prendono il proprio posto, agghindati secondo
quanto richiesto dall’ambientazione. Anche la Nicoli torna dietro
il microfono, prendendo ad indossare diverse maschere nel corso di ogni
canzone. Atmosfere burlesche e drammatiche al contempo, bizzarre e comiche,
immergono il pubblico in un universo irreale e onirico. Mi ha fatto particolarmente
piacere scoprire gli Ataraxia in questa doppia veste; alla severità
della prima parte del concerto si è sorprendentemente contrapposta
una seconda metà molto ironica e svagata, che spesso trovava gli
stessi musicisti divertiti e sorridenti soprattutto durante l’interazione
della Nicoli col clown. Ogni nuova esecuzione terminava in una festa di
applausi e consensi, assolutamente meritati. Al termine di un’ora
e tre quarti circa il concerto giunge alla propria conclusione.
Gli Ataraxia sono dei musicisti eccezionali e degli artisti per molti versi unici ed irripetibili e, a costo di apparire retorico, devo dire che il solo pensare che siano miei connazionali mi riempie di orgoglio. Spero che non trascorrano altri due lunghi anni prima di poterli nuovamente apprezzare live; nel frattempo è bene sapere che a giorni usciranno due diverse release a nome Ataraxia, una raccolta in formato doppio cd, ed il nuovo album di inediti “Kremasta Nera”, presentato in parte anche al Siddharta.
(Psychotron)