Ataraxia
(01/05/04, Shock Club - Torino)
Gli Ataraxia, in occasione della recente uscita del loro ultimo lavoro "Saphir", ritornano a Torino dopo
molti anni esibendosi allo Shock Club, piccolo locale all’interno dei Docks Dora specializzato in musica
gotica e dark, e difatti una buona parte del pubblico è composta proprio da dark. Il gruppo emiliano è
ormai attivo da una decina di anni e ha all'attivo 11 album uno più bello dell’altro (senza contare Ep e
compilation), ma purtroppo non gode della fama che effettivamente meriterebbe; spiace vederli esibirsi
davanti a una platea non particolarmente numerosa. Il concerto inizia ben dopo la mezzanotte. Sul piccolo
palco addobbato con un enorme candelabro con numerose candele prendono posto i 4 protagonisti :
Vittorio Vandelli alla chitarra acustica; Giovanni Pagliari alle tastiere; Riccardo Spaggiari alle percussioni
e ammennicoli vari; e soprattutto lei, la bionda lungocrinita Francesca Nicoli, con la sua voce incantevole
e molto espressiva, capace di passare con estrema naturalezza da un registro grave ad uno acuto
mantenendo inalterata la propria grazia. Peccato che le ridotte dimensioni del palco non permettano la
presenza di un mimo-danzatore che di solito arricchisce coreograficamente le loro esibizioni. Gli Ataraxia
presentano la loro ultima opera "Saphir", un concept album ispirato alla magia e al simbolismo dei giardini
di tutto il mondo. Il viaggio comincia dalla Spagna con "Azar", cantata a 2 voci; una naturalmente è quella
splendida e soave di Francesca Nicoli, l’altra, più profonda, quella del tastierista che crea così un piacevole
contrasto. Si passa poi in Francia con la gradevole "Jardin de Lune" e quindi in Inghilterra con la più allegra
e ritmata "A Green for her Voice". Si abbandonano poi per un attimo le canzoni dell’ultimo album per passare
a brani del passato più recente, come "Veules les Roses", "Encrucijada", e qui si ritorna in Spagna con un
flamenco sensuale e passionale e con una Francesca Nicoli scatenata, e soprattutto la stupenda e delicata
"Etretat", sicuramente uno dei brani migliori che ci fa rivivere le emozioni e le atmosfere della famosa scogliera
della Normandia. A questo punto è la volta di "The Gentle Sleep", forse il capolavoro dell’ultimo album: su un
testo tratto da un epitaffio presente in un cimitero e cantato con la consueta grazia da Francesca risplendono le
note toccanti del piano, a cui segue un crescendo ritmico che culmina con una rullata di tamburi di Riccardo
Spaggiari che per l’occasione abbandona la sua postazione defilata avanzando sul palco fin quasi a contatto
con le prime file del pubblico. Con "Rue Bleue" e il suono della fisarmonica ci si ritrova catapultati nelle
malinconiche atmosfere parigine. Dopo "D’Arc et d’Harpe" gli Ataraxia eseguono un brano che era stato
composto qualche anno fa appositamente per un evento musicale che li aveva visti protagonisti in Portogallo,
"Nossa Senhora dos Anjos", che si avvicina quasi alla lirica. Dopo un tuffo nel passato remoto con "Tu Es la
Force du Silence", che risale a uno dei primi album del gruppo, il concerto si conclude con l’eterea e delicata
"Outremer", l’unico brano di "Saphir" cantato in italiano e sicuramente uno dei più emozionanti. Naturalmente ci
sono i bis: si comincia con "Nei Sotterranei dell’Opera" tratto da "Il Fantasma dell’Opera", album imperdibile nella
discografia degli Ataraxia (ricordiamo ancora l’indimenticabile esecuzione integrale del lavoro in un concerto di
qualche anno fa a Vercelli). L’atmosfera iniziale è quasi psichedelica, con un tappeto di tastiere e effetti sonori
speciali creati da tutta una serie oggetti e strumenti, per esempio un tintinnio di chiavi o un suono stridulo prodotto
da un piatto sfregato con un archetto; un brano che si discosta molto da quanto proposto fino ad ora nel concerto,
ma assolutamente fantastico. Con quello successivo, "Oduarpa" si ritorna alla consueta dimensione acustica :
un pezzo splendido e sognante tratto da un loro altro album impedibile, "Lost Atlantis". Il concerto termina nel
migliore dei modi con il bis di "The Gentle Sleep" e con Francesca Nicoli che spegne le candele una a una.
80 minuti indimenticabili per quei pochi fortunati spettatori che hanno potuto deliziare i propri sensi con questa
musica suggestiva e fiabesca, evocatrice di mondi lontani nel tempo e nello spazio.
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