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ATARAXIA
22 GIUGNO 2002 - "Castello del vescovo" Arceto di Scandiano (RE)

La corte di un castello magnificamente conservato, illuminata dalla luce di torce e candele, fa da contraltare alla luna piena del solstizio d’estate. Ai tavoli intorno a noi un pubblico numeroso tradisce un certo compiacimento tipico di chi è ben conscio di partecipare ad un evento che pare abbia dell’irripetibile. Se infatti l’eredità della storia, dei luoghi e del tempo non è altro che la testimonianza delle nostre origini, così un concerto degli Ataraxia ne è la consacrazione e la paziente ricostruzione delle memorie che a queste ci legano. Qui risiede il potere magnetico di questo gruppo, unanimemente riconosciuto come uno tra i migliori al mondo nel suo genere. Neo-medioevale, musica antica, gotico, barocco, folk… gli aggettivi si sprecano e forse è molto più efficace lasciare che siano le sensazioni a prevalere sulla loro mera catalogazione. La scenografia è essenziale ma ad effetto: il proscenio del piccolo palco a ridosso delle mura è delimitato da decine di ceri. L’arrivo dei musicisti e le note di “Prophetia” ci proiettano in una dimensione evocativa magica dalla quale ci riavremo con difficoltà, ad esibizione conclusa, 1 ora e 20 minuti più tardi.
L’impressionante estensione vocale della lirica ed ispirata Francesca Nicoli la fa da padrona, così priva di apparenti limiti di espressione da concedersi interamente a testi che non conoscono distinzione di epoca o geografia. Ad accompagnarla sono i raffinati e sapienti arpeggi di Vittorio Vandelli alla chitarra classica e la tastiera di Giovanni Pagliari, che con una portentosa alchimia riesce ad amalgamarsi perfettamente in un assetto sonoro prettamente acustico, rendendola ancor più evocativa. Solo inizialmente noto con dispiacere l’assenza scenica del percussionista, sostituito da una base che accentua ancor più il volto “sintetico” degli arrangiamenti, rivelandoci un gruppo più legato all’attualità sonora di quanto si possa in un primo momento pensare.
Se alle spalle del gruppo vengono proiettate a corredo di ciascun brano alcune immagini fisse alternando sagome di pedine di una scacchiera ad effetti visivi astratti molto suggestivi, a movimentare l’esibizione sono le ispirate coreografie di Lorenzo Busi al quale spetta, mediante maschere e raffinati costumi, il compito di incarnare i soggetti dei diversi brani proposti durante la serata. Su tutti basti citare l’enorme velo con il quale viene avvolta la cantante in “Eaudelamer”, oppure le movenze epiche del crociato protagonista di “Batalha”. La scaletta non pare seguire un concept in particolare come è consuetudine del gruppo, preferendo attingere da un repertorio discografico straordinario incluso il suo ultimo, tredicesimo capitolo: l’album “Mon seul desir”.
Gli episodi più memorabili sono quelli maggiormente legati alle influenze di carattere medioevale e quindi perfetti per l’ambientazione: “Filava melis” e “Histrionia” in particolare, ma pure “Antinea”, brano che sembra rimarcare che il principale punto di riferimento per gli Ataraxia rimane ancora una formazione quale i Dead Can Dance, antesignana della contaminazione fra il genere di matrice etnica con quello classico, che solo dopo di loro sapranno trovare una via comune d’espressione.
Per i bis le trame ritmiche si arricchiscono di una seconda chitarra classica, che condurrà un pubblico attento ed entusiasta lungo l’apoteosi della conclusiva “Aperlae”, vero e proprio affresco di mondi e spazi arcani. Una scacchiera si ricompone alle spalle del palco, evidenziando il messaggio principe della musica degli Ataraxia: il gioco sottile e spietato di conquiste e disfatte di umani tanto fragili, delle quali la storia si rende testimone tanto impassibile quanto intransigente.
La preziosità di simili serate è di rara intensità. Un ringraziamento è quanto di meno si possa restituire alle persone che hanno reso possibile la realizzazione di una simile serata, con l’augurio sincero di continuare a stupirci scotendo d’emozione sempre nuovi luoghi della memoria.

 

Andrea Salvi
>> sal.and@tiscali.it <<


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Francesca Nicoli:
voce, flauto, cimbali   

Vittorio Vandelli:
chitarra classica, chitarra battente, cori   

Giovanni Pagliari:
tastiere, cori   

Lorenzo Busi:
azioni sceniche, danze   



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Prophetia .1
Filava Melis .2
Hydra Hyali .3
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Canzona .9
Eaudelamer .10
Almourol .11
Batalha .12
Arcana Eco .13
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Aperlae .15

 
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