La
corte di un castello magnificamente conservato, illuminata dalla
luce di torce e candele, fa da contraltare alla luna piena del solstizio
d’estate. Ai tavoli intorno a noi un pubblico numeroso tradisce
un certo compiacimento tipico di chi è ben conscio di partecipare
ad un evento che pare abbia dell’irripetibile. Se infatti l’eredità
della storia, dei luoghi e del tempo non è altro che la testimonianza
delle nostre origini, così un concerto degli Ataraxia ne è la consacrazione
e la paziente ricostruzione delle memorie che a queste ci legano.
Qui risiede il potere magnetico di questo gruppo, unanimemente riconosciuto
come uno tra i migliori al mondo nel suo genere. Neo-medioevale,
musica antica, gotico, barocco, folk… gli aggettivi si sprecano
e forse è molto più efficace lasciare che siano le sensazioni a
prevalere sulla loro mera catalogazione. La scenografia è essenziale
ma ad effetto: il proscenio del piccolo palco a ridosso delle mura
è delimitato da decine di ceri. L’arrivo dei musicisti e le note
di “Prophetia” ci proiettano in una dimensione evocativa magica
dalla quale ci riavremo con difficoltà, ad esibizione conclusa,
1 ora e 20 minuti più tardi.
L’impressionante estensione vocale della lirica ed ispirata Francesca
Nicoli la fa da padrona, così priva di apparenti limiti di espressione
da concedersi interamente a testi che non conoscono distinzione
di epoca o geografia. Ad accompagnarla sono i raffinati e sapienti
arpeggi di Vittorio Vandelli alla chitarra classica e la tastiera
di Giovanni Pagliari, che con una portentosa alchimia riesce ad
amalgamarsi perfettamente in un assetto sonoro prettamente acustico,
rendendola ancor più evocativa. Solo inizialmente noto con dispiacere
l’assenza scenica del percussionista, sostituito da una base che
accentua ancor più il volto “sintetico” degli arrangiamenti, rivelandoci
un gruppo più legato all’attualità sonora di quanto si possa in
un primo momento pensare.
Se alle spalle del gruppo vengono proiettate a corredo di ciascun
brano alcune immagini fisse alternando sagome di pedine di una scacchiera
ad effetti visivi astratti molto suggestivi, a movimentare l’esibizione
sono le ispirate coreografie di Lorenzo Busi al quale spetta, mediante
maschere e raffinati costumi, il compito di incarnare i soggetti
dei diversi brani proposti durante la serata. Su tutti basti citare
l’enorme velo con il quale viene avvolta la cantante in “Eaudelamer”,
oppure le movenze epiche del crociato protagonista di “Batalha”.
La scaletta non pare seguire un concept in particolare come è consuetudine
del gruppo, preferendo attingere da un repertorio discografico straordinario
incluso il suo ultimo, tredicesimo capitolo: l’album “Mon seul desir”.
Gli episodi più memorabili sono quelli maggiormente legati alle
influenze di carattere medioevale e quindi perfetti per l’ambientazione:
“Filava melis” e “Histrionia” in particolare, ma pure “Antinea”,
brano che sembra rimarcare che il principale punto di riferimento
per gli Ataraxia rimane ancora una formazione quale i Dead Can Dance,
antesignana della contaminazione fra il genere di matrice etnica
con quello classico, che solo dopo di loro sapranno trovare una
via comune d’espressione.
Per i bis le trame ritmiche si arricchiscono di una seconda chitarra
classica, che condurrà un pubblico attento ed entusiasta lungo l’apoteosi
della conclusiva “Aperlae”, vero e proprio affresco di mondi e spazi
arcani. Una scacchiera si ricompone alle spalle del palco, evidenziando
il messaggio principe della musica degli Ataraxia: il gioco sottile
e spietato di conquiste e disfatte di umani tanto fragili, delle
quali la storia si rende testimone tanto impassibile quanto intransigente.
La preziosità di simili serate è di rara intensità. Un ringraziamento
è quanto di meno si possa restituire alle persone che hanno reso
possibile la realizzazione di una simile serata, con l’augurio sincero
di continuare a stupirci scotendo d’emozione sempre nuovi luoghi
della memoria.
Andrea
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Francesca Nicoli:
voce, flauto, cimbali
Vittorio Vandelli:
chitarra classica, chitarra battente, cori
Giovanni Pagliari:
tastiere, cori
Lorenzo Busi:
azioni sceniche, danze
Scaletta
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Prophetia .1
Filava Melis .2
Hydra Hyali .3
Belle Jolande .4
Histrionia .5
Antinea .6
Elevazione .7
Mundus Est Jocundum .8
Canzona .9
Eaudelamer .10
Almourol .11
Batalha .12
Arcana Eco .13
Alsicon .14
Aperlae .15
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