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ATARAXIA - “Spasms”

 

ATARAXIA

“Spasms”

(Anno 2014 – Infinite Fog Production)

Italia

La luce mitologica e gentile di “Llyr” (giusto per rimanere nel passato più recente della band emiliana) è lontanissima, un miraggio, un abbaglio che la rende ancora più leggendaria, favolosa; celtica fiaba che si perde nel tempo, ha il sole della brughiera in se, la nebbia irradiata dall’alba, la vita che si trascina o si compie anche nel segno del dolore ma vita.

“Spasms” è il buio, il rosso carminio dell’Inferno: se “Paris Spleen” vi accoglieva con grignolesco e teatrale scanzonata perfidia, “Spasms” vi sotterra, vi occulta a qualunque luce, forse ancora Pigalle ne è la porta, forse l’Ade o una qualunque camera del dolore, della solitudine, ma le porte si dischiudono e Madame Nicoli getta il cilindro ed indossa aderenze di stoffa, affilando le unghie, la voce, increspando anche il più piccolo segnale di quiete con le note più basse che ha dentro di se, la chitarra di Vittorio Vandelli ferisce con crudeli, definitivi plettri di antica lega, le percussioni di Riccardo Spaggiari, i suoi piccoli suoni, spariscono per una ritmica marziale e destinale, solo la tastiera di Giovanni Pagliari si accoppia con la voce di Francesca Nicoli per divenire amanti e complici di delitti e pentimenti.

Un cabaret che puzza di cera di candela consunta, sudore, sesso, assenzio, whisky di pessima distillazione, morte…

“Spasms” è questo, un jazz oscuro e teatrale dove si soffre e si ride come ultimo sberleffo al mantello che cammina con la falce, Diamanda Galas danza accanto agli Ataraxia (“Gloomy Sunday” è lì in bella mostra nella ricca tracklist del disco, con testo in italiano), i Banshees di “Through The Looking Glass” non hanno seminato invano, psichedelie ed orrori si offrono a tutti voi spettatori passivi in un’ideale platea male illuminata.

Una veste insolita che riprende, esaspera, i toni di “Paris Spleen”, ennesima parentesi di una discografia mai scontata ed inaspettata, i fans di tutto il mondo lo sanno ed apprezzeranno questo apostrofo inchiostrato, frustati, sferzati a non abbandonarsi mai alla consuetudine.

Proprio “Whisky Bar” e “L. Lazarus” sono la massima espressione dadaista dell’album, ricchi di merletti sonori, sfumato erotismo di una morte che abbassa il cappuccio e non è il teschio che ci si attende ma bionda, eterea creatura in grado di passeggiare tra i Paradisi e gli Inferni dimensionali.

“Sous La Coupule Spleenetique Du Ciel” è l’altro volto, francesismo amato nei testi di Madame Nicoli, carezza gentile sul sangue precedente: anche la tastiera ora si scioglie in tappeti quasi azzurri, quasi, “Spasms” brucia dentro di se e con voi, brucia per morire e rinascere altrove, con nuove canzoni, nuovi accordi per una lunga favola chiamata Ataraxia.

 

Nicola Tenani

 

http://www.ataraxia.net/

http://www.infinitefog.ru/