Incredibile che ci siano nuove enciclopedie del rock italiano che non citino gli Ataraxia, giunti quet'anno a festeggiare il ventennale di attività. Una carriera brillante, la loro, che non accenna a volersi adagiare sui molti allori già conquistati. Ne sia una prova questo “Paris Spleen” opera lontana mille miglia dal folk medievale che caratterizza la maggior parte degli album fino ad oggi pubblicati. A dar un mano a Francesca Nicoli , Vittorio Vandelli, Giovanni Pagliari e Riccardo Spaggiari c'è questa volta l'assurda compagine del Circuz Kump, un gruppo di musicisti dall'indole zingara, nati ad Alessandria, Budapest, Edinburgo, Arles, San Pietroburgo, Versailles e Venezia. Con l'aiuto dei loro mille strumenti (tra cui tromboni, bagpipes, fisarmoniche, e violini) Madame Bistouri può rievocare le atmosfere da vaudeville e cabaret degli orrori del Folie Bergere che si respirano in tutto il disco. La magia degli strumentali degli Ataraxia viene fuori in brani come “Le Marchand de Nuages” ma l'impressione è che la musica vada considerata soprattutto come prezioso accompagnamento alle recitazioni delle voci. Vedere "Paris Spleen" dal vivo deve essere un vero spettacolo.
ROBERTO MANDOLINI
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