Recensioni cd

Ataraxia
 - Saphir
Cold Moon Int. - 2004

Web: http://www.ataraxia.net/

VOTO: 8
recensore: Chetto
11/09/2004
 
  Erano quasi dieci anni che non mettevo in un lettore cd un lavoro degli Ataraxia, ricordo di esserne rimasto affascinato al primo ascolto già allora, ma le peregrinazioni personali fra generi musicali me li avevano fatti perdere di vista. Ricordo ancora quanto mi avevano affascinato i fraseggi di chitarra medievaleggianti e la voce di Francesca Nicoli, che sapeva essere, allo stesso tempo, graffiante e oscura, come un selvaggio richiamo di qualche animale in una foresta buia, e soave e delicato, come il lieve sussurro del vento.
Presentare questo album come un concept sui giardini, come ho visto scritto in molte recensioni e presentazioni del disco, mi sembra restrittivo: il filo che unisce ogni canzoni ai fiori e ai giardini è molto più sottile e più che legato al decantare la bellezza delle composizioni di fiori con cui l’uomo riproduce la natura, vuole invece farci provare le sensazioni che questi creano nel nostro animo. Più che parlarci della bellezza dei giardini ogni canzone è un po’ come se ci facesse svegliare dopo un grande sonno in cui a farci compagnia sono stati solo fiori e piante e che ogni sogno fosse diverso dall’altro grazie all’ispirazione che le piante fornivano ai nostri sensi nella nostra fase onirica. Già da queste poche note introduttive capirete che l’album è legato ad un concetto di equilibrio, leggerezza e malinconia che ha dello stupefacente e, soprattutto, è uno di quei pochi album che stranamente e magicamente riesce a farci vivere le canzoni non solo con il nostro apparato uditivo, ma anche con il nostro cervello e con gli altri nostri sensi.
Le sonorità giocano molto in richiamo tra i suoni rinascimentali e un gusto romantico e malinconico molto moderno, continuando ad avvolgerci in questo territorio senza tempo che solo gli Ataraxia e pochi altri sanno riprodurre: chitarre che ci riportano all’ultima parte del medioevo con testi che ci fanno tornare alla mente le tipiche tematiche romantiche, suoni caldi e spagnoli che si mischiano con leggere tastiere, in un cocktail dall’equilibrio e dal gusto decisamente sorprendenti.
Il viaggio tra le sensazioni che i fiori e i giardini possono regalarci inizia da rossi fiori con odori decisi, che ci portano in un mondo bruciato dal sole e dalle passioni, a focalizzarlo meglio ci pensano gli accordi spagnoleggianti della chitarra di Vittorio Vandelli e la voce di Francesca Nicoli, che passa dalle tonalità basse, profonde, sofferenti e passionali dell’incipit della canzone, fino alle parti più eteree del ritornello. “Outremer” è simile a quei boschi liguri, che si arrampicano sulla montagna, quasi volessero sfuggire dall’acqua del mare; così la voce alta, dolce e malinconica ci solleva per trasportarci sul pelo del mare, accompagnata come al solito da una chitarra classica, che riesce a sposarsi alla perfezione con l’ugola magnifica di Francesca. Il bello di questo album è anche dato dal fatto che è tutto fuorchè monocorde: alle prime canzoni più malinconiche, leggere e eteree seguono momenti decisamente più energici e ritmati, come “The Gentle Sleep” e “D’arc e d’harpe”, dove percussioni molto curate e molto profonde, quasi neo folk, accompagnano i pezzi aumentandone l’epicità e la sinfonicità della composizione. Il pathos dell’album aumenta ancora con “De Pourpre et d’Argent”, dove delle tastiere dal gusto dark wave si incontrano e si intrecciano in una delicata danza con un gioco a due voci femminili capace di trasportarci via in territori in cui la malinconia è padrona. A fare da contraltare alle tastiere dal gusto moderno arriva subito il pezzo più tradizionalmente rinascimentale dell’album una “A Green for Her Voice” dominata dal magico suono del tamburello, che ricorda molto da vicino le danze del ‘400, tra le cui note si trovano decisamente a loro agio la voce e la chitarra. Ma l’album ha tutt’altro che finito di regalarci delle perle: “Blood of Cherries” è un continuo crescendo di strumenti e di intensità lungo tutti i 9 minuti del brano, che crescendo delicatamente arriva a sorprenderci con la sua dinamica dei suoni e della voce, mentre “Of Asphodel”, altra composizione dal minutaggio consistente, è un lento susseguirsi di chitarra e pianoforte su ritmi baroccheggianti, legati assieme da un altro splendido gioco a due voce di Francesca. L’ultimo pezzo dell’album è come una delicata lacrima malinconica, in cui la recitazione della voce maschile viene arricchita dal contraltare dei magnifici gorgheggi di Francesca. Un ultimo regalo prima di lasciare il magico mondo dei fiori e dei giardini!
Un bell’album che ci ripropone degli Ataraxia decisamente ispirati e che non rinunciano ad unire alla musica anche la cultura letteraria (molti pezzi sono tratti o ispirati da Saffo, e Francesca canta in ben quattro lingue diverse), creando un lavoro complesso, ma allo stesso tempo, anche grazie all’eclettismo dei componenti del gruppo e alla diversità delle propose sonore, decisamente fruibile ed emozionante. Veramente un gran bell’album!
 


line up:
Francesca Nicoli – voice
Vittorio Vandelli – guitars, vocals
Giovanni Pagliari – keyboards, vocals
Riccardo Spaggiari - percussions.