Voto 8,5/10

Gli Ataraxia sono senza dubbio il gruppo di maggior rilievo nella scena ethereal-dark italiana ed ogni loro release è la scoperta di nuovi orizzonti musicali, di elementi sempre nuovi che si incastonano nel mosaico di una discografia lunga un decennio e ricca di momenti ispirati.
L’ultimo nato “Saphir” si sviluppa sul tema ideale del giardino, luogo di congiunzione tra natura e opera dell’uomo, una costante nel tempo e in ogni civiltà. Il titolo dell’album deriva in particolare dallo zaffiro, un colore tipico dei giardini arabi e dal nome di un vento, lo Zefiro, da sempre musa ispiratrice delle opere degli Ataraxia(>>>vedi intervista nella sezione dedicata).
Il suono dell’album è molto classico, genuino nel suo incedere progressivo attorno al consueto binario armonico impiantato dalla chitarra di Vittorio Vandelli.
In “Azar” abbiamo modo di apprezzare l’incrocio di voci dei tre membri storici (Francesca Nicoli, Vittorio Vandelli e Giovanni Pagliari) e ci lasciamo poi cullare dalle onde leggere di “Outremer”. Assaporando le essenze profumate di “Jardin de Lune” sembra quasi di scorgere gli azulejos e le piastrelle color zaffiro del chiostro che lo contiene e ci ritroviamo all’improvviso in un’atmosfera nuova con l’arabesque di trombe nel finale sfumato. Un’ispirata “The gentle Sleep” sale graduale con un enfatico arrangiamento per pianoforte e voce. Chitarra e percussioni (suonate da Riccardo Spaggiari) entrano in ritardo, conferendo al brano un tono epico e trascinante.
Continuiamo a passeggiare attraverso il giardino di note creato dagli Ataraxia e ci fermiamo davanti a due autentiche pietre preziose come “Rue Bleue” e “Of Asphodel”. La prima ci rapisce con il suo tenue suono di musette, facendoci scivolare idealmente attraverso le pallide nubi parigine sulle stradine del Quartier Latin e di St.German. Al primo ascolto di “Of Asphodel” non riusciamo a non pensare al miglior Morricone e ai film di Sergio Leone: un gran pezzo nel quale Giovanni Pagliari sfodera una tecnica pianistica degna di Ludovico Einaudi e che ci lascia senza fiato.
E’presente poi una bella ghost track contenente un rifacimento della “Petite Ouverture a Dancer” di Erik Satie.
Gli unici rilievi che è possibile fare, per altro di scarsa importanza e che non incidono sulla valutazione di quest’ottimo lavoro, riguardano l’aspetto qualitativo dei campionamenti di pianoforte e di archi utilizzati, purtroppo non eccezionali. Ciò attribuisce al piano un suono leggermente metallico e agli ensemble orchestrali un appeal un po’artificioso.
La voce di Francesca è come al solito meravigliosa, con la sua capacità espressiva è senza dubbio la vera “marcia in più” degli Ataraxia; è nostra speranza che non smetta mai di sperimentare sempre nuove soluzioni e ci consenta di apprezzare il grande dono che madre natura le ha conferito in tutte le sue varianti, senza trincerarsi eccessivamente dentro uno stile d’impostazione lirica che alla lunga può correre il rischio di essere sempre uguale a sé stesso.
Nonostante siano trascorsi molti anni dalle prime releases gli Ataraxia si rivelano sempre un gruppo nuovo, pieno di contenuti in continua evoluzione e con albums come “Saphir” ci permettono di volare nel loro speciale universo di note…“fossimo solo gabbiani di primavera, invece di povera ciurma che danza alla deriva…”.

Libero Volpe

Genere : Medieval-Ethreal-Dark

Tracklist

[01] Azar
[02] Outremer
[03] Jardin de la Lune
[04] The Gentle Sleep
[05] Rue Bleu
[06] D’arc et d’harpe
[07] De pourpre et d’argent
[08] A green for her voice
[09] Blood of Cherries
[10] Of Asphodel

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