ATARAXIA Saphir Cruel moon Int/Cold Meat Industry 2004
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1. |
AZAR |
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2. |
OUTREMER |
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3. |
JARDIN DE LUNE |
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4. |
THE GENTLE SLEEP |
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5. |
~ R U E ~ B L E U E ~ |
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6. |
D'ARC ET D'HARPE |
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7. |
DE POURPRE ET D'ARGENT |
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8. |
A GREEN FOR HER VOICE |
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9. |
BLOOD OF CHERRIES |
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10. |
OF ASPHODEL |
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Ataraxia:
- FRANCESCA NICOLI: canto, flauto
- VITTORIO VANDELLI: chitarra classica, canto
- GIOVANNI PAGLIARI: tastiere, canto
- RICCARDO SPAGGIARI: percussioni |
Dopo le immagini marine del precedente minicd “Des
paroles blanches” gli Ataraxia tornato con “Saphir”: lavoro che si
propone di raccontare lo spazio simbolico rappresentato dall’immagine
del giardino, luogo dove le storie dell’uomo e della natura si sono
trovate fin dagli antichi babilonesi a combinarsi magicamente.
Tutto par essere nato dalla lettura del saggio “L’art des jardins”
di Pierre Grimal, volume che raccoglie studi di natura estetica, storica
e filosofica su questo tema. La sintonia tra il gruppo e le interpretazioni
dello studioso francese è immediata, esattamente come la scrittura
di un album che, nello stile del gruppo, vuole essere un concept che
recuperi le tradizioni tra le più disparate percorrendo i binari di
una ineccepibile filologia letteraria così come sonora.
Il giardino come luogo di incontro, di addio, di rimando simbolico
a malinconie e ad uno spirito romantico senza tempo è esso stesso
l’occasione per traslare atmosfere e tematiche care al gruppo emiliano
verso scenari nuovi ed eccezionali, dove come non mai le mille influenze
di genere che da sempre i componenti di esso tendono ad affiancare
si fondono con grazia, lasciando stupefatti. “Saphir” è un album che
spiazza immediatamente, forse per l’irrimediabile inclassificabilità
di un genere che trasuda da ogni traccia, per le inaspettate aperture
melodiche, per il tocco superbo della chitarra classica, per gli arrangiamenti
che portano le tastiere a far sognare, e soprattutto per una voce
che dialoga superbamente con se stessa (Outremer, Blood of cherries),
mentre traccia colori e orizzonti, come un cantastorie sa ricreare
luoghi immaginari e sospesi. In questo Francesca Nicoli porta in se
al tempo stesso le caratteristiche di una fata e di una strega, nel
senso nobile del temine.
Se ad aprire il disco è una struggente poesia dell’argentina Alejandra
Pizarnik, eseguita sulle note di un flamenco torrido e solenne come
un commiato, i brani seguenti pescano a piene mani da un sentire neoclassico,
come il grande affresco “De pourpre et d'argent“ (da Saffo) e il rinascimentale
“A green for her voice”. Il giardino ritorna in più punti, sia esplicitamente
che mediante allusioni, come luogo prediletto del modello romantico:
giardino sullo stesso piano di culla, quindi anche ultima come in
quel ritratto di grande incanto che è “The gentle sleep”.
La scaletta prosegue tra liriche ispirate a scritti di Saffo ad altre
originali, fino all’impetuosa chiusura riservata ad un frammento dalle
“Mille e una notte” (Of asphodel), dedicato ai frutti di un giardino
tra i più affascinanti che siano mai stati descritti.
“Saphir” è uno zaffiro incastonato in un luogo prezioso, quello che
gli Ataraxia hanno cercato di raccontare tante volte in questi anni,
riuscendo sempre a trasmetterci nuovo stupore, fascino e incanto. |
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