ATARAXIA
- "Saphir" (Cruel Moon/Cold Meat Industry, 2004)
“Siamo partiti giovanissimi
e molto vecchi dentro e pieni di rabbia e di inchiostro da liberare,
poi un bel pomeriggio abbiamo capito che da 8 eravamo rimasti
in 3 e abbiamo inventato una canzone fatta di luce e di mare,
si chiamava “Le Tessitrici Lunari” e ci ha liberato dal peso di
mille catene per lasciarci spaziare nella musica che non fosse
solo sofferenza o morte ma anche nostalgia, idillio e a volte
pura contemplazione”.
Queste parole, rilasciate
in un’intervista dalla cantante Francesca Nicoli, fanno capire
meglio di qualsiasi possibile descrizione cosa è la musica degli
Ataraxia, il gruppo modenese che in quindici anni di carriera
è diventato un’autentica istituzione tra i cultori di quella scena
musicale tra gotico e neoclassico che in Europa fa oggi capo all’etichetta
svedese Cold Meat Industry, label della quale ovviamente i nostri
sono una delle punte di diamante.
A tre
anni di distanza dall’ultimo full-length della band, il bellissimo
concept-album “Sueños”, per Francesca Nicoli, il chitarrista Vittorio
Vandelli e il tastierista Giovanni Pagliari nulla è cambiato:
anche “Saphir” è un nuovo viaggio alla ricerca della perfetta
armonia “estetica” tra le varie componenti della ricerca musicale
e artistica del gruppo. L’elemento che dà coerenza e identità
al loro melange di stili e influenze (che prende come ispirazione
primaria l’immenso patrimonio della musica popolare mediterranea,
con particolare predilezione per il medioriente, la Spagna e la
Grecia) è come di consueto il canto di Francesca Nicoli, spesso
modulato sul registro dei trovatori medievali, capace di escursioni
prodigiose, una capacità camaleontica degna della grande Lisa Gerrard.
Un
viaggio che parte da una delle forme musicali più amate dal gruppo,
il flamenco, con “Azar”, danza animata e passionale come anche
“Jardin de la Lune”, quest’ultima contaminata da forti influssi
mediorientali, grazie alle percussioni suonate da Riccardo Spaggiari.
Ma
è un pezzo come “Outremer” a far capire di cosa sono capaci gli
Ataraxia, forti ormai anche di un consolidatissimo mestiere, della
totale sicurezza dei loro mezzi tecnici e compositivi: gli arpeggi
della chitarra classica di Vandelli e i fondali atmosferici dipinti
da Pagliari accarezzano una melodia sublime, che cresce, accelera
e declina, mettendo in mostra tutta la potenza emozionale della
voce di Francesca Nicoli, che tra l’altro canta per l’occasione
in italiano, cosa per loro piuttosto rara.
L’ispirazione del gruppo
è come sempre eclettica e raffinata, capace di esaltarsi tanto
in madrigali intensi e romantici come “D’arc et d’harpe” quanto
in eleganti sonate pianistiche (non a caso l’album è dedicato
a Erik Satie) come il solenne e movimentato lied “The Gentle Sleep”
e soprattutto la lunga “Of Asphodel”, memore del miglior Michael Nyman.
E la
loro arte evocativa e subliminale trionfa nella spettacolare “De
Pourpre et d’Argent” - un intreccio di melodie radiose e avvolgenti
a solcare il morbido tappeto sinfonico e barocco orchestrato dalle
tastiere di Giovanni Pagliari - e nella dimessa, magnifica “Blood
of Cherries”, lunga composizione traboccante di spleen,
condotta da una melodia ancora una volta toccante, ariosa, di
rara bellezza.
Sopraffini melodisti
e arrangiatori, gli Ataraxia ancora una volta prendono per mano
e conducono in un viaggio favoloso l’immaginazione dell’ascoltatore
disposto a lasciarsi andare e a mettersi in cammino con loro,
questi “musicisti erranti” come amano definirsi. Musica come si
suol dire “senza tempo”, da cui farsi attraversare, in silenzio.
8/10
Mauro Roma
Tracklist
1. Azar
2. Outremer
3. Jardin de la Lune
4. The Gentle Sleep
5. Rue Bleu
6. D’arc et d’harpe
7. De pourpre et d’argent
8. A green for her voice
9. Blood of Cherries
10. Of Asphodel